venerdì 12 aprile 2013

BE-polare

Sono triste.
Per molti motivi.
Sono triste perché mi manca il mio cane.
Sono triste perché la Apple, tanto che se la tirano, ha fatto un sistema che mette sempre la "é" con l'accento anche quando è congiunzione e te ne accorgi sempre dopo.
Sono triste perché si Clio mi ricordo com'ero prima, e prima ero io con le occhiaie e verdognola e dopo un quintale di trucco graziearcazzo che so più figa.
Sono triste perché è da quando avevo 12 anni che mi sento grassa e se prima ero un'adolescente che si vedeva grassa, adesso sono una donna grassa obiettivamente.
Sono triste perché a mia figlia racconto la favola del nano cattivo che trattava male le persone ed è liberamente tratta da una storia vera.
Sono triste perché non riesco mai a trovare un regalo per mia madre e invece lei per me si.
Sono triste perché in qualche modo è sempre più facile che qualcuno risponda male invece che gentilmente.
Sono triste perché ho scoperto gli studi di John Gottman.
Sono triste perché il mio paese è ridicolo.
Sono triste perché l'imposizione e la dittatura sono forme di comunicazione che ancora attirano troppa gente.
Sono triste perché non fumo e ho la tosse.
Sono triste perché in troppe piazze non ci sono più alberi.
Sono triste perché quanto mia figlia avrà 30 anni io ne avrò 67.
Sono triste perché fare sport per mantenersi in forma è un'attività che mi deprime.
Sono triste perché 5 giorni al mese sanguini, i 15 giorni precedenti hai la sindrome premestruale e un ciclo di 28 giorni. Significa che in un mese stai più o meno bene solo dai 10 ai 12 giorni porcazozza e se piove?
Sono triste perché questi sono i miei 15 giorni di quella che in America chiamano PMS (Pre-Mestrual Syndrome) e che in molti stati ha fatto ottenere delle attenuanti in caso di omicidio effettuato in quei giorni. In America dove esiste la pena di morte, mi spiego?

Sono felice.
Per molti motivi.
Sono felice perché abito in una casa dove c'è il sole anche di notte.
Sono felice perché non mi ricordo se nel Corano o da qualche altra parte c'è scritto: non importa quanto hai studiato, dimmi quanto hai viaggiato.
Sono felice perché ho capito più cose in sei mesi che in 39 anni.
Sono felice perché vivo qui e adesso e non più proiettata chissà dove.
Sono felice perché portarsi dietro le zavorre non serve a meno che tu non sia una mongolfiera.
Sono felice perché non ho bisogno di niente.
Sono felice perché non avere scelta, ti fa fare la scelta giusta.
Sono felice perché mia figlia mi dice: mamma ricordati che io ti amo.
Sono felice perché anche se sembriamo un film di Monicelli, la domenica stiamo tutti insieme.
Sono felice perché sto imparando a mettere radici.
Sono felice perché machissenefrega della prova costume.
Sono felice perché ok odio correre, ma amo leggere.
Sono felice perché ho incontrato tanta gente.
Sono felice perché ho parlato e ascoltato.
Sono felice perché comunque sia, siamo una famiglia.
Sono felice perché certi mostri sono usciti per sempre dalla mia vita.
Sono felice perché mia madre è guarita dal cancro.
Sono felice perché se la crisi economica è toccata a noi, abbiamo la speranza che non capiti ai nostri figli.
Sono felice perché alle cose ci si arriva col tempo, ma ci si arriva.
Sono felice perché dopo tutto, non è così male.
Sono felice perché ho scritto più sono felice che sono triste.
Sono felice perché almeno una volta nella vita, capita a tutti.



martedì 9 aprile 2013

Le Madri dei Maschi

Ora io non voglio generalizzare, sono sicura che non siano tutte malamente, tuttavia a nome di tutte le donne, generalizzerò e cercherò di dare qualche consiglio affinché le vostre future nuore non provino più di una volta nella vita, l'irrefrenabile desiderio di avervi conosciuta solo attraverso una foto di marmo.

Tutte diventeremo suocere prima o poi. Suocere di nuore e suocere di generi.
Io, avendo al mio attivo numerose suocere, mi auto eleggo presidentessa del comitato a difesa della prima tra queste categorie: le nuore.
Quelle povere sciagurate che si accoppiano in nome della legge o di fatto con i vostri figli, prodotti di una maternità morbosa e ipovedente, servile e fautrice di gravi disturbi di personalità multipla degenerativa, di deliri di onnipotenza o di incapacità di compiere le azioni più banali, tipo rimettere a posto la tavoletta di un fottutissimo cesso!

Fermo restando che l'uomo ideale è preferibilmente orfano, ove questo non sia possibile, numerose sono le difficoltà nella scelta dello stesso prendendo a parametro anche la sua provenienza uterina.

Madri dei maschi di tutto il mondo unitevi e riflettete.

Non fate credere a vostro figlio che sia il migliore, non lo è, e quando una donna glielo farà notare lui entrerà in crisi e la maggior parte delle volte tornerà da voi per sentirselo ripetere.
Non è carino, non si fa.
Soprattutto se nel frattempo il figlio in questione è diventato padre.

La madre che accoglie e che perdona va bene fino ai 10 anni, dopo la madre fa anche al figlio un mazzo così se il fanciullo fa qualche cazzata, se invece di studiare se ne va in giro a sperperare i soldi che papà suda col suo lavoro, noooooooooooooooo????
E se il figlio c'ha 40 anni e ha mantenuto nel cuore il bambino che è in lui e torna a casa da mammà, la madre che accoglieva e che perdonava, dovrebbe essere diventata la madre che da un calcio nel culo, noooooooooo????

Care mammine di maschi che si beccheranno le nostre figlie, arrivati ad un certo punto, mi sentirei di suggerire prima dei 20 anni, fate capire a vostro figlio che le cose importanti della vita non sono le macchinette! Che è da coglioni avere il macchinone e abitare ancora con mamma e papà!

Lasciateli sognare i vostri figli, ma insegnategli le basi della vita terrena: oltre i bisogni primari -pappa e cacca- ci sono anche altre cose da fare in una casa.
Se continuate a portargli il caffè a letto fino a 40 anni, non vi lamentate che non trova la donna giusta.
Se tutte lo lasciano, non è sfortunato. E' stronzo.
Se siete state brave e avete cresciuto un figlio sensibile, ora però spiegateglielo che fare il poeta non pagava le bollette manco a Dante Alighieri.
Se vostro figlio fa tardi ogni sera in ufficio, tre volte a settimana ha il calcetto e la domenica va allo stadio, siamo noi le zoccole che gli mettiamo le corna?

Per quando ci vogliate far credere che vostro figlio sia perfetto e che siamo noi le orbe che non vediamo cotanta perfezione, signore care, ci dispiace molto, ma le nostre diottrie ci fanno vedere benissimo sia una madre egoista e sovrana sia un figlio immaturo e imperfetto che però per vostra sfortuna noi amiamo lo stesso.

Perché vedete, care perfettissime mamme dei maschi e suocere di nuore imperfette, voi per amare vostro figlio avete bisogno di ritenerlo migliore e primo tra tutti, noi ahimè, lo amiamo anche se vediamo i suoi difetti, anche se è tra gli ultimi, anche se ci tratta male e dice che voi il ragù lo fate meglio, anche se quella volta ci ha dato un ceffone, anche se gli urliamo dietro che è pezzo di merda, anche se gli abbiamo messo il sale nel caffè per vendetta e anche se ha una madre come voi.

Noi quando abbiamo conosciuto i vostri figli, lo sapevamo che c'eravate prima voi e non ci siamo mai sognate di togliervi lo scettro.

Voi perché avete tutta sta paura?
Perché li preparate tutta la vita a non essere compagni ma figli, eternamente figli vostri.
Perché avete sto bisogno scemo di rimanere regine incontrastate nei cuori malati dei vostri figli?
Perché non li lasciate andare?
A chi fate del male se non a loro?
A noi.
Contente eh?



                                                       


venerdì 5 aprile 2013

1998 - L'uomo delle Stelle

Mi sono innamorato di te. Però è un problema mio.

La più bella dichiarazione d'amore che mi sia mai stata fatta. A farla fu l'uomo delle stelle, che per brevità non possiamo chiamare UDS perché se no si confonde con l'Uomo dei Sogni e allora lo chiameremo UDST.

Ho conosciuto UDST quando avevo 17 anni in un teatro parrocchiale. Io ero entrata a far parte di una compagnia amatoriale alla quale collaborava anche lui, cioè dava una mano a mettere in piedi uno spettacolo di Oscar Wilde.
Era simpatico, mi faceva molto ridere ma per me era grande e quindi lo guardavo col distacco con cui si guardano gli adulti: aveva ben 26 anni. Vecchio decisamente.
E infatti piaceva da morire alla mia amica Coatta Riccia che lo adorava in silenzio limitandosi ad ascoltarlo insensata e a rosicà delle "fortunate" che gli ronzavano intorno.
Io non mi spiegavo cosa attirasse quella moltitudine di femmine: non era assolutamente bello, anzi...bruttino direi, magrissimo tendente al rachitico. Si forse aveva qualcosa di Tim Burton e di Bob Geldof, ma ecco, non sono precisamente BredPit e GiorgCluney, che te devo dì?
Beh comunque era simpaticissimo e ogni volta che apriva bocca mi sganasciavo dalle risate. Oltre ad avere fascino, fascino da vendere. Le persone non lo ascoltavano, restavano imbambolate. Un leader carismatico ma non esibizionista, ogni cosa che diceva aveva terribilmente senso. Insomma un uomo di contenuti.
Ma per me era solo quello che piaceva a Coatta Riccia e che faceva spettacoli divertenti.
TUTTO QUA.
Passarono gli anni e continuavo a frequentare UDST tra feste e gite al mare con quella piccola compagnia che nel frattempo era diventata un gruppo di amici. Lui pomiciava con tutte le ragazze del gruppo stanziali ed erranti, a volte anche con Coatta Riccia rendendola felicissima.
Io alle feste mi ritrovavo sempre con lo stesso: il metallaro D., che non era il mio fidanzato, ma un diversivo per le feste e un fine conoscitore del cinema più palloso esistente.
Continuarono a passare gli anni e io incontrai UDS. Le mie frequentazioni del gruppo diminuirono e sicuramente terminanarono gli scambi cinefili col mettallaro D.

Una mattina dell'ottobre del 1997, dopo pochi giorni da quell'11 settembre che mi aveva separata per sempre (?) da UDS, presi il treno metropolitano Montertondo-RomaTiburtina e la mia vita cambiò di nuovo.

Sul treno incontrai UDST che  non vedevo da un po' di tempo e lui mi disse che mi trovava benissimo, che insomma ero cresciuta bene e che era felice di rivedermi e io trovai questa conversazione piena di complimenti, estremamente appagante. Figurati come dice la mia amica Marlene Barret, i complimenti sono la mia zona erogena preferita.
Dopo qualche giorno, tornai a casa e mia nonna, la mia adoratissima nonna, mi disse che aveva telefonato UDST e che mi doveva parlare di un film da girare.
Mah!
Lo richiamai e lui mi disse che, maguardailcasoperòguardaildestino, aveva in mente di girare un cortometraggio e che gli serviva proprio un'attrice mora con gli occhi grandi e i capelli lunghi.
Gli servivo io.
Dopo qualche giorno ero a casa sua a leggere copioni e a fare piani di lavorazione.

In quel periodo io studiavo cinema e tutto quello che riguardava il cinema aveva su di me un effetto ammaliatore. Mi appassionai subito al mondo di UDST pieno di film , titoloni, autori, libri e creatività.
In men che non si dica, diventò l'UOMO delle STELLE, appellativo liberamente tratto dal film di Tornatore.
Ci piaceva parlare di cinema, avevamo un grande feeling intellettuale, lui "era grande", sapeva un sacco di cose e con lui potevo parlare di tutto.
Era bello stare nella sua casa incasinata, piena di cartoni e prodotti scaduti, era un intellettuale che se ne fotteva di mangiare e riusciva a far scadere anche la nutella.
Era bello parlare fino alle 3 del mattino. Era bellissimo non avere sonno e non essere mai sazi di parole.


In quel momento stavo preparando l'esame di Letteratura Italiana 2 (ovvero seconda annualità), che con il vecchio caro ordinamento erano più o meno 56 libri.
NON E' UN NUMERO A CAZZO, ERANO PROPRIO 56 LIBRI  MIEI CARI STUDENTI DEL NUOVO ORDINAMENTO DI LAUREE DI PRIMO LIVELLO DE NA BENEAMATA CEPPA!
No, è che la riforma universitaria ancora non l'ho superata.
Vabbé comunque l'esame prevedeva anche un corso monografico sui traduttori italiani di scrittori americani e così io mi ritrovai a monologare per ore in una interminabile notte sui retaggi biblico-filosofici della ricerca del capodoglio da parte del capitano Achab in Moby Dick di Melville.
Chiunque altro si sarebbe sparato alla carotide.
Lui no. Lui ascoltava rapito dal mio racconto (forse fingeva, ma peccando di presunzione, credo di no).
Alla fine del monologo, mi disse: io sono innamorato di te, ma è un problema mio.

Siamo stati insieme 6 anni.
Siamo andati a vivere insieme. Abbiamo viaggiato e abbiamo molto riso.
Abbiamo fatto feste, girato cortometraggi.
Abbiamo litigato. Ci siamo lasciati.Ci siamo rimessi insieme 32 volte.Ci siamo traditi.
Io sono andata in Inghilterra.
Ci siamo lasciati di nuovo.
Io sono andata in America.
Ci siamo rimessi insieme.
Abbiamo pianto, ci siamo chiesti un figlio.
Ci siamo sposati.

Ero felice il giorno del nostro matrimonio. Non come è felice una sposa. Ma come sono felice io quando sono felice.
Ero felice di avere le persone attorno.
Ero felice di sposare lui. L'uomo che adoravo, che mi faceva molto ridere. Con cui passavo le notti a guardare film e a fare l'amore.
Con cui invitavamo tutti a casa nostra e si faceva festa.
Con cui avevo fatto delle scelte.
Lui era il mio uomo delle stelle, quello che sapeva il cinema, quello che faceva il cinema, quello giusto.

Poi 9 mesi dopo, no nessun figlio, nessun fiocco alla porta.
Alla porta una valigia.
La mia.

Che cosa era successo?
Non lo so.
Non sono bastati 8 anni di distanza, 2 di psicanalisi e diversi uomini sbagliati per capire cosa è successo a me e UDST.
Forse mi ero messa con lui come studentessa di Melville, nascondendomi dietro i suoi anni e crescendo all'ombra di un uomo che mi faceva sembrare giusto tutto quello che diceva.
Forse ora ero una donna che voleva camminare con le sue gambe e non pendere dalle labbra di nessuno.
Forse ci dovevamo incontrare "da grandi", quando eravamo già risolti. Almeno io.
Forse ero insopportabile.
Forse era troppo autarchico.
Forse ero immatura.
Forse dovevamo cambiare casa.
Forse c'è un unico grande motivo per cui le storie d'amore finiscono: finisce l'amore.
Ma se potessi tornare indietro, quella valigia non la rifarei.
Magari solo un beauty case per staccare due giorni e pensare un po'.