lunedì 28 ottobre 2013

L'onanismo dell'anima

Quanta felicità barattiamo in cambio della sicurezza?
Sigmund Freud

Tutti, chi più chi meno, abbiamo fatto esperienza che l’amore si nutre di novità, mistero e pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall’idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l’amore in un affetto privo di passione o nell’amarezza della disillusione.

Umberto Galimberti
***
Ma allora come si fa a stare insieme ad un altro? Non si fa. Si fa in modo che ci si stia a qualunque prezzo, oppure non ci si sta.
Più.

Nella dispersione del regime della coppia, siamo molto aiutati dal deserto spirituale che ci abita e che ci trasforma in anoressici o bulimici sentimentali producendo un onanismo dell'anima.
Un deserto destinato ad avanzare.

Non ci si impegna a stare in due, impauriti dal sentimento che potrebbe deconcentrarci da noi stessi, dai nostri bisogni e dalle nostre brutali, fredde, desertiche, affascinanti  autarchie.
Tutto ciò che di spirituale e sentimentale ci viene proposto viene masticato con fame bulimica per poi essere vomitato con altrettanta vorace voglia di liberarsene.

Oppure, nel caso di anoressia sentimentale, non viene neanche fatto entrare.

Questo produce l'onanismo dell'anima. Un enorme, universale, crescente coitus interruptus che non fa nascere più coppie, ma singoli soli che percorrono tratti di vita insieme.

Le famiglie di separati. 
Quelli che forse sono meno forti, oppure lo sono di più.
Quelli che non ce l'hanno fatta.
Oppure che ce la fanno meglio così.
Ci vuole più coraggio a restare o ad andarsene è una domanda senza senso.
Ci vuole coraggio solo per scegliere di stare bene.
Tutto si evolve e quello spaventoso agglomerato patologico rappresentato dalla famiglia tradizionale forse involve verso una più cavernicola e civile situazione di solitudine apparente che somiglia di più allo stato libero dell'ape, svolazzante di fiore in fiore, impaurita dal calabrone e sorella della farfalla.





venerdì 27 settembre 2013

L'autostrada della vacanza segnerà la tua lontananza.

Dove eravamo rimasti?
Portobello ricominciò con questa frase.
Non voglio paragonare questi mesi di mio silenzio alla motivazione che portò alla pausa televisiva di Portobello, ma quando dico queste parole mi viene sempre in mente la faccia di Enzo Tortora e la sua composta eleganza mentre guarda negli occhi un paese che lo ha ucciso.

Silenzio.

Noi, molto più beceramente invece, eravamo rimasti che UDS era venuto a cena da me.
E poi?
Poi niente.
E' arrivata l'estate e l'estate va e porta via con se anche il meglio delle favole, cantava il Califfo.
Proprio così.
Tra costumini bagnati e merende in spiaggia, tra ritorno alle origini del paese e pranzi di ferragosto, una favola si è lentamente conclusa senza il vissero felici e contenti.
Quale favola scusa? non si capisce così, direte voi.
Ma sai la favola di quello che credevi potesse ancora avere un senso e invece non ce l'ha più. Troppe spiegazioni non servono.
Quando si chiudono i cicli e si riaprono i cicli, bisogna stare attenti ai ricicli.

E anfatti, io mi sono presa questa pausa per non scrivere, non analizzare, non tirare fuori e non cercare di capire a tutti i costi. Perché certe cose non sempre si spiegano. Succedono e basta e se succedono d'estate è anche meglio, così puoi sempre andare al mare a fare un tuffo.
Ma che cosa? cosa succede? - direbbe in un film a questo punto Margherita Buy velatamente isterica.
Succede che cambia la bandierina rossa sulla battigia, diventa bianca.
Succede che non capisci come il mare possa salire così in fretta e la luna dominare le maree.
Succede che sei talmente innamorata di un piccolo essere umano da riuscire a fare del male anche a te stessa per amore suo.

Mare profumo di mare e poi arriva settembre, il capodanno dell'anno. Quello in cui si rimescolano le energie e si appaga il senso di colpa dello stravaccamento estivo in una serie di progetti.
Tra i più classici, la palestra, la dieta, ma vedere gli amici più spesso, continuare a chiamare quelli s-conosciuti in vacanza, che berrai più acqua e meno alcol, che i check up sono importanti e anche le analisi del sangue, che la scuola fa gli anticorpi e se tuo figlio si ammala è meglio adesso che poi.

E così vai avanti e sai, dentro di te, sai che la festa di Halloween è una stronzata e che, a fine settembre, in fondo basta chiudere gli occhi un attimo e svegliarsi a Natale.

Buon anno a tutti!

mercoledì 29 maggio 2013

UDS è stato a cena a casa mia.

Avete capito bene! UDS, ovvero l'Uomo dei Sogni è stato a cena da me.
(Se non avete una buona memoria per via degli eccessi di gioventù, vi rimando al post "1993 - L'UOMO DEI SOGNI" di venerdì 15 marzo.)

Wow!
Io e lui da soli.
Volevo cucinare la dadolata di pesce spada con asparagi e i crostini di camut, ma la giornata ha preso una strana piega. 

"E c'hai presente quelle giornate in cui vuoi arrivare a raggiungere uno scopo e non ce la fai per motivi indipendenti da te e allora alla fine, dopo aver lottato fino allo sfinimento, dopo aver studiato una serie di incastri per farcela, alla fine, una serie di circostanze, fatti e misfatti ti rendono impossibile non il raggiungimento dello scopo, ma anche il più timido approccio allo stesso. È  così che nel bel mezzo del pomeriggio ti rendi conto che no, non ce la farai mai. Peccato perché ci tenevi proprio e adesso non sai quando sarà di nuovo possibile sognare una seratina in cui ti saresti finalmente rilassata a fare due chiacchiere con una persona che parla almeno quanto te e a volte come te. Che volevi proprio cucinare quel pesce là e che non hai fatto neanche la spesa. Perché? 
Perché tua figlia ha la febbre da ieri sera a 39, perché tuo padre ti fa sospettare di parlare l'aramaico e perché tua madre arriva tardi... Insomma cena da me saltata... A meno che invece del pesce non vada bene una pizza e invece del vino due birre. Che ne dici?"

Ecco questo è l'sms che gli ho mandato.

Questa è la risposta: 
"Ma certo bella mia ..... Ti dirò , stasera mi andavano in particolar modo pizza e birra !  Sei perfetta !"

È o non è l'uomo dei sogni? 
È. 
E la serata è cominciata. 

SIPARIO.
Chiuso. No dico il sipario.
Mica vi racconto tutto tutto tutto. 
Solo l'indomani mattina mi sono messa a pensare.

Riflessioni post serata con UDS:
1. È ancora bello parlare con lui. Non abbiamo avuto tempo e modo di dirci tutto quello che volevamo. Non gli ho parlato della meditazione di Osho che era stato il motivo della chiamata dell'altro giorno.  Troppo vino. 
(Si alla fine abbiamo bevuto il vino...)
Mi sento capita e conosciuta da lui come se avessimo ripreso dal 12 settembre, il giorno dopo il grande distacco, ma avessimo 20 anni di più. Insomma un po' più maturi ma con dentro la complicità che avevamo a 20 anni. 

2. Peccato. Un po' mi dispiace che non ci sia più attrazione fisica tra noi. A livello letterario sarebbe stato bello perdersi di nuovo in quegli antichi odori, sapori e scoprire come facciamo l'amore adesso. Ma non è scattato. O forse facciamo i liberi e i disinvolti ma in fondo non siamo figli dei fiori e il sesso è ancora un discorso complicato. Ammettiamolo dai. 

3. Almeno un paio di abbracci ce li siamo dati che hanno comunicato accoglienza, ma onestamente mi aspettavo di più. 

4. Abbiamo visto le nostre foto: le vacanze, la Sardegna, il viaggio in Inghilterra e Scozia con la macchina di Luca, i baci di Fiuggi, il mare, gli amici.
Eravamo belli prima  e lo siamo ancora dentro e fuori. Io più adesso di prima. Lui sexy da morire con le stesse mani  e il pelo bianco sul petto.
Bello stare sul divano felici e scalzi come due vecchi amici. Un po' abbracciati e un po' no.  

5. Non c'è niente da fare. Ci si conosce ogni giorno di più. Infatti ho capito che UDS è un po' parte di me come l'acqua e il caffè oppure come quelle canzoni o libri che sono stati il tuo romanzo di formazione e che non puoi dimenticare. Ogni pagina è un po' di te, una mano, una braccio, un culo. 
Innegabile poi che il suo è ancora un bellissimo culo.
Poche ma ferree certezze. 

Ciao UDS torna quando vuoi oppure invitami tu. 



lunedì 27 maggio 2013

Finalmente tu.



Sei qua: adesso sei qua, sei qua adesso.

Non sto ripetendo parole a cazzo o  mi sono sbagliata a fare copia e incolla. 
Ho scritto proprio quella frase ed era rivolta a me.
Quanti di voi sentono di vivere il momento che stanno vivendo senza proiettarsi nel futuro?
Stai facendo una cosa anche bella, che ti piace, ma pensi alla prossima che farai, pensi a tra un mese, pensi alla pensione, pensi che sarai grande, pensi che dopo, pensi che poi.
Insomma pensi.
E pensi a quello che farai dopo.
La cultura del poi in cui siamo cresciuti ci impone di non fermarci mai sull'adesso. 
Tanto poi dopo lo faccio, poi ci penso, poi quando sarò in pensione avrò tutti il tempo che voglio, poi una volta in vacanza faremo così, poi quando arriviamo, poi quando arrivano, maddai che poi ne avrai di tempo, poi dopo vedrai, poi una volta sposati, poi con un figlio cambia tutto, poi dopo la laurea, poi ci vai, poi lo fai, poi le cose cambiano, poi mi metto a dieta, poi tanto lo so che non mi chiami, poi la chiamo, poi ci vado, su che poi io dormo a casa tua, poi, poi, poi.
E basta! Ma qualcuno ha provato a fermarsi e a fare adesso quello che spesso si rimanda ad un poi che non arriva mai? Bravo se ci hai provato, bravo.

Ecco io non ho scelto di fermarmi. Diciamo che la vita mi ha messo in pausa.
E, normalmente, se la botta fosse stata meno forte, mi sarei rimessa subito in movimento per cercare di fare, fare, fare, cercare, cercare, cercare qualcosa per il mio futuro, per quello di mia figlia.
Subito senza perdere tempo, perché il tempo non va perso. Mai.
Mai fermarsi.

Ecco questo è quello che dicono tutti. Mai fermarsi. E quindi la vita diventa fast. Fast food, fast pass, fast & furious.
Devi laurearti in 4 anni, devi prendere la patente a 18, devi fare un figlio entro i 30, devi, devi, devi correre, correre, correre.
Scusa vieni da me oggi pomeriggio? Oggi? Di lunedì sei pazza? Devo lavorare e poi la spesa e poi i bimbi e il parrucchiere e la palestra e mia suocera.
Ok. Sarà per la prossima allora.
Ma non arriva mai.

Beh io l'ho fatto. Io mi sono fermata.
STICAZZI.
Prima perché ero tranvata come si dice a Roma. Poi perché da ferma mi sembrava tutto più chiaro.
Ho investito questi pochi soldi che avevo sul tempo da dedicare a me stessa, mi sono concessa il lusso di accontentarmi di poco.
Non ho pianificato, non ho studiato strategie, non mi sono mossa, mi sono affidata al tempo, sicura che ne avrei tratto giovamento e con la consapevolezza che qualcosa di bello prima o poi arriva, ma non devi stancarti di aspettare.
Ho cercato di sfruttare la pausa obbligatoria trasformandola in un'opportunità che non mi era mai stata concessa: avere del tempo.
TEMPO.
Quella cosa che appartiene solo all'Africa e a chi non ha l'orologio.
Il tempo.

E così mi sono presa il mio tempo per fare la madre, per prendere un caffè con le amiche, per leggere, per andare a fare l'AUM, per scrivere e per capire quel paio di cosette che sono sicura mi torneranno utili.
Così giorno dopo giorno ho guardato in faccia l'angoscia, la disperazione, la solitudine, la consapevolezza, il dolore, il rammarico, la rabbia, le lacrime, l'amore, la fiducia, il sorriso.
Con un bel sorriso una mattina mi sono svegliata e mi sono vista per la prima volta e mi sono abbracciata e detta: finalmente tu.
Eccoti sei arrivata.
E' una vita che ti aspetto.

Non ero più arrabbiata, non ce l'avevo più con nessuno, non ero più quella là. Quella di prima. Il dolore mi ha resa un'altra cosa e questa cosa mi piace di più.
Di più di quell'altra.
Quella a cui le cose sono capitate così, una dietro l'altra, senza mai scegliere fino in fondo.
Quella che si era ritrovata manager ma che ai suoi piedi continuava a vedere le infradito e che nella sua vita notava delle stonature, delle discrepanze. 
Quella che proprio non si spiegava perché fosse così costantemente infelice da troppo tempo.
Perché a volte era aggressiva? L'infelicità porta all'aggressività e, come dice Gramellini, l'aggressività è lo smog dell'anima. Ma è così: se sei infelice sei aggressivo, se sei aggressivo hai l'anima inquinata.
Devi pulirla.
E io l'ho fatto attraverso un viaggio dentro di me senza l'aiuto di detergenti. Oddio un Mastrolindo una volta ogni tanto non nuocerebbe... ma si può fare anche senza.
L'importante è farlo questo viaggio con gli strumenti che più ci somigliano: l'analisi, la meditazione, il couseling, una canna...

Io mi vedo così: una vecchia crisalide ormai arrivata alla soglia dei 40, si sta trasformando in farfalla.
Una farfallona gigante e attempatella ma finalmente consapevole delle sue ali.
E adesso se a farle volare sarà la musica, il teatro, lo yoga, il cinema, la scrittura, questo blog, mia figlia o altro non lo so.
L'unica cosa che so è che sto vivendo da io. Sto imparando a volare.
Ricominciando da me. Ho fatto i conti con un passato che non mi somigliava restando nel presente.
Standoci. Qui e adesso e chiedendomi cosa provassi.

E allora oggi come sto?
Bene. Molto bene, grazie e voi?


venerdì 12 aprile 2013

BE-polare

Sono triste.
Per molti motivi.
Sono triste perché mi manca il mio cane.
Sono triste perché la Apple, tanto che se la tirano, ha fatto un sistema che mette sempre la "é" con l'accento anche quando è congiunzione e te ne accorgi sempre dopo.
Sono triste perché si Clio mi ricordo com'ero prima, e prima ero io con le occhiaie e verdognola e dopo un quintale di trucco graziearcazzo che so più figa.
Sono triste perché è da quando avevo 12 anni che mi sento grassa e se prima ero un'adolescente che si vedeva grassa, adesso sono una donna grassa obiettivamente.
Sono triste perché a mia figlia racconto la favola del nano cattivo che trattava male le persone ed è liberamente tratta da una storia vera.
Sono triste perché non riesco mai a trovare un regalo per mia madre e invece lei per me si.
Sono triste perché in qualche modo è sempre più facile che qualcuno risponda male invece che gentilmente.
Sono triste perché ho scoperto gli studi di John Gottman.
Sono triste perché il mio paese è ridicolo.
Sono triste perché l'imposizione e la dittatura sono forme di comunicazione che ancora attirano troppa gente.
Sono triste perché non fumo e ho la tosse.
Sono triste perché in troppe piazze non ci sono più alberi.
Sono triste perché quanto mia figlia avrà 30 anni io ne avrò 67.
Sono triste perché fare sport per mantenersi in forma è un'attività che mi deprime.
Sono triste perché 5 giorni al mese sanguini, i 15 giorni precedenti hai la sindrome premestruale e un ciclo di 28 giorni. Significa che in un mese stai più o meno bene solo dai 10 ai 12 giorni porcazozza e se piove?
Sono triste perché questi sono i miei 15 giorni di quella che in America chiamano PMS (Pre-Mestrual Syndrome) e che in molti stati ha fatto ottenere delle attenuanti in caso di omicidio effettuato in quei giorni. In America dove esiste la pena di morte, mi spiego?

Sono felice.
Per molti motivi.
Sono felice perché abito in una casa dove c'è il sole anche di notte.
Sono felice perché non mi ricordo se nel Corano o da qualche altra parte c'è scritto: non importa quanto hai studiato, dimmi quanto hai viaggiato.
Sono felice perché ho capito più cose in sei mesi che in 39 anni.
Sono felice perché vivo qui e adesso e non più proiettata chissà dove.
Sono felice perché portarsi dietro le zavorre non serve a meno che tu non sia una mongolfiera.
Sono felice perché non ho bisogno di niente.
Sono felice perché non avere scelta, ti fa fare la scelta giusta.
Sono felice perché mia figlia mi dice: mamma ricordati che io ti amo.
Sono felice perché anche se sembriamo un film di Monicelli, la domenica stiamo tutti insieme.
Sono felice perché sto imparando a mettere radici.
Sono felice perché machissenefrega della prova costume.
Sono felice perché ok odio correre, ma amo leggere.
Sono felice perché ho incontrato tanta gente.
Sono felice perché ho parlato e ascoltato.
Sono felice perché comunque sia, siamo una famiglia.
Sono felice perché certi mostri sono usciti per sempre dalla mia vita.
Sono felice perché mia madre è guarita dal cancro.
Sono felice perché se la crisi economica è toccata a noi, abbiamo la speranza che non capiti ai nostri figli.
Sono felice perché alle cose ci si arriva col tempo, ma ci si arriva.
Sono felice perché dopo tutto, non è così male.
Sono felice perché ho scritto più sono felice che sono triste.
Sono felice perché almeno una volta nella vita, capita a tutti.



martedì 9 aprile 2013

Le Madri dei Maschi

Ora io non voglio generalizzare, sono sicura che non siano tutte malamente, tuttavia a nome di tutte le donne, generalizzerò e cercherò di dare qualche consiglio affinché le vostre future nuore non provino più di una volta nella vita, l'irrefrenabile desiderio di avervi conosciuta solo attraverso una foto di marmo.

Tutte diventeremo suocere prima o poi. Suocere di nuore e suocere di generi.
Io, avendo al mio attivo numerose suocere, mi auto eleggo presidentessa del comitato a difesa della prima tra queste categorie: le nuore.
Quelle povere sciagurate che si accoppiano in nome della legge o di fatto con i vostri figli, prodotti di una maternità morbosa e ipovedente, servile e fautrice di gravi disturbi di personalità multipla degenerativa, di deliri di onnipotenza o di incapacità di compiere le azioni più banali, tipo rimettere a posto la tavoletta di un fottutissimo cesso!

Fermo restando che l'uomo ideale è preferibilmente orfano, ove questo non sia possibile, numerose sono le difficoltà nella scelta dello stesso prendendo a parametro anche la sua provenienza uterina.

Madri dei maschi di tutto il mondo unitevi e riflettete.

Non fate credere a vostro figlio che sia il migliore, non lo è, e quando una donna glielo farà notare lui entrerà in crisi e la maggior parte delle volte tornerà da voi per sentirselo ripetere.
Non è carino, non si fa.
Soprattutto se nel frattempo il figlio in questione è diventato padre.

La madre che accoglie e che perdona va bene fino ai 10 anni, dopo la madre fa anche al figlio un mazzo così se il fanciullo fa qualche cazzata, se invece di studiare se ne va in giro a sperperare i soldi che papà suda col suo lavoro, noooooooooooooooo????
E se il figlio c'ha 40 anni e ha mantenuto nel cuore il bambino che è in lui e torna a casa da mammà, la madre che accoglieva e che perdonava, dovrebbe essere diventata la madre che da un calcio nel culo, noooooooooo????

Care mammine di maschi che si beccheranno le nostre figlie, arrivati ad un certo punto, mi sentirei di suggerire prima dei 20 anni, fate capire a vostro figlio che le cose importanti della vita non sono le macchinette! Che è da coglioni avere il macchinone e abitare ancora con mamma e papà!

Lasciateli sognare i vostri figli, ma insegnategli le basi della vita terrena: oltre i bisogni primari -pappa e cacca- ci sono anche altre cose da fare in una casa.
Se continuate a portargli il caffè a letto fino a 40 anni, non vi lamentate che non trova la donna giusta.
Se tutte lo lasciano, non è sfortunato. E' stronzo.
Se siete state brave e avete cresciuto un figlio sensibile, ora però spiegateglielo che fare il poeta non pagava le bollette manco a Dante Alighieri.
Se vostro figlio fa tardi ogni sera in ufficio, tre volte a settimana ha il calcetto e la domenica va allo stadio, siamo noi le zoccole che gli mettiamo le corna?

Per quando ci vogliate far credere che vostro figlio sia perfetto e che siamo noi le orbe che non vediamo cotanta perfezione, signore care, ci dispiace molto, ma le nostre diottrie ci fanno vedere benissimo sia una madre egoista e sovrana sia un figlio immaturo e imperfetto che però per vostra sfortuna noi amiamo lo stesso.

Perché vedete, care perfettissime mamme dei maschi e suocere di nuore imperfette, voi per amare vostro figlio avete bisogno di ritenerlo migliore e primo tra tutti, noi ahimè, lo amiamo anche se vediamo i suoi difetti, anche se è tra gli ultimi, anche se ci tratta male e dice che voi il ragù lo fate meglio, anche se quella volta ci ha dato un ceffone, anche se gli urliamo dietro che è pezzo di merda, anche se gli abbiamo messo il sale nel caffè per vendetta e anche se ha una madre come voi.

Noi quando abbiamo conosciuto i vostri figli, lo sapevamo che c'eravate prima voi e non ci siamo mai sognate di togliervi lo scettro.

Voi perché avete tutta sta paura?
Perché li preparate tutta la vita a non essere compagni ma figli, eternamente figli vostri.
Perché avete sto bisogno scemo di rimanere regine incontrastate nei cuori malati dei vostri figli?
Perché non li lasciate andare?
A chi fate del male se non a loro?
A noi.
Contente eh?



                                                       


venerdì 5 aprile 2013

1998 - L'uomo delle Stelle

Mi sono innamorato di te. Però è un problema mio.

La più bella dichiarazione d'amore che mi sia mai stata fatta. A farla fu l'uomo delle stelle, che per brevità non possiamo chiamare UDS perché se no si confonde con l'Uomo dei Sogni e allora lo chiameremo UDST.

Ho conosciuto UDST quando avevo 17 anni in un teatro parrocchiale. Io ero entrata a far parte di una compagnia amatoriale alla quale collaborava anche lui, cioè dava una mano a mettere in piedi uno spettacolo di Oscar Wilde.
Era simpatico, mi faceva molto ridere ma per me era grande e quindi lo guardavo col distacco con cui si guardano gli adulti: aveva ben 26 anni. Vecchio decisamente.
E infatti piaceva da morire alla mia amica Coatta Riccia che lo adorava in silenzio limitandosi ad ascoltarlo insensata e a rosicà delle "fortunate" che gli ronzavano intorno.
Io non mi spiegavo cosa attirasse quella moltitudine di femmine: non era assolutamente bello, anzi...bruttino direi, magrissimo tendente al rachitico. Si forse aveva qualcosa di Tim Burton e di Bob Geldof, ma ecco, non sono precisamente BredPit e GiorgCluney, che te devo dì?
Beh comunque era simpaticissimo e ogni volta che apriva bocca mi sganasciavo dalle risate. Oltre ad avere fascino, fascino da vendere. Le persone non lo ascoltavano, restavano imbambolate. Un leader carismatico ma non esibizionista, ogni cosa che diceva aveva terribilmente senso. Insomma un uomo di contenuti.
Ma per me era solo quello che piaceva a Coatta Riccia e che faceva spettacoli divertenti.
TUTTO QUA.
Passarono gli anni e continuavo a frequentare UDST tra feste e gite al mare con quella piccola compagnia che nel frattempo era diventata un gruppo di amici. Lui pomiciava con tutte le ragazze del gruppo stanziali ed erranti, a volte anche con Coatta Riccia rendendola felicissima.
Io alle feste mi ritrovavo sempre con lo stesso: il metallaro D., che non era il mio fidanzato, ma un diversivo per le feste e un fine conoscitore del cinema più palloso esistente.
Continuarono a passare gli anni e io incontrai UDS. Le mie frequentazioni del gruppo diminuirono e sicuramente terminanarono gli scambi cinefili col mettallaro D.

Una mattina dell'ottobre del 1997, dopo pochi giorni da quell'11 settembre che mi aveva separata per sempre (?) da UDS, presi il treno metropolitano Montertondo-RomaTiburtina e la mia vita cambiò di nuovo.

Sul treno incontrai UDST che  non vedevo da un po' di tempo e lui mi disse che mi trovava benissimo, che insomma ero cresciuta bene e che era felice di rivedermi e io trovai questa conversazione piena di complimenti, estremamente appagante. Figurati come dice la mia amica Marlene Barret, i complimenti sono la mia zona erogena preferita.
Dopo qualche giorno, tornai a casa e mia nonna, la mia adoratissima nonna, mi disse che aveva telefonato UDST e che mi doveva parlare di un film da girare.
Mah!
Lo richiamai e lui mi disse che, maguardailcasoperòguardaildestino, aveva in mente di girare un cortometraggio e che gli serviva proprio un'attrice mora con gli occhi grandi e i capelli lunghi.
Gli servivo io.
Dopo qualche giorno ero a casa sua a leggere copioni e a fare piani di lavorazione.

In quel periodo io studiavo cinema e tutto quello che riguardava il cinema aveva su di me un effetto ammaliatore. Mi appassionai subito al mondo di UDST pieno di film , titoloni, autori, libri e creatività.
In men che non si dica, diventò l'UOMO delle STELLE, appellativo liberamente tratto dal film di Tornatore.
Ci piaceva parlare di cinema, avevamo un grande feeling intellettuale, lui "era grande", sapeva un sacco di cose e con lui potevo parlare di tutto.
Era bello stare nella sua casa incasinata, piena di cartoni e prodotti scaduti, era un intellettuale che se ne fotteva di mangiare e riusciva a far scadere anche la nutella.
Era bello parlare fino alle 3 del mattino. Era bellissimo non avere sonno e non essere mai sazi di parole.


In quel momento stavo preparando l'esame di Letteratura Italiana 2 (ovvero seconda annualità), che con il vecchio caro ordinamento erano più o meno 56 libri.
NON E' UN NUMERO A CAZZO, ERANO PROPRIO 56 LIBRI  MIEI CARI STUDENTI DEL NUOVO ORDINAMENTO DI LAUREE DI PRIMO LIVELLO DE NA BENEAMATA CEPPA!
No, è che la riforma universitaria ancora non l'ho superata.
Vabbé comunque l'esame prevedeva anche un corso monografico sui traduttori italiani di scrittori americani e così io mi ritrovai a monologare per ore in una interminabile notte sui retaggi biblico-filosofici della ricerca del capodoglio da parte del capitano Achab in Moby Dick di Melville.
Chiunque altro si sarebbe sparato alla carotide.
Lui no. Lui ascoltava rapito dal mio racconto (forse fingeva, ma peccando di presunzione, credo di no).
Alla fine del monologo, mi disse: io sono innamorato di te, ma è un problema mio.

Siamo stati insieme 6 anni.
Siamo andati a vivere insieme. Abbiamo viaggiato e abbiamo molto riso.
Abbiamo fatto feste, girato cortometraggi.
Abbiamo litigato. Ci siamo lasciati.Ci siamo rimessi insieme 32 volte.Ci siamo traditi.
Io sono andata in Inghilterra.
Ci siamo lasciati di nuovo.
Io sono andata in America.
Ci siamo rimessi insieme.
Abbiamo pianto, ci siamo chiesti un figlio.
Ci siamo sposati.

Ero felice il giorno del nostro matrimonio. Non come è felice una sposa. Ma come sono felice io quando sono felice.
Ero felice di avere le persone attorno.
Ero felice di sposare lui. L'uomo che adoravo, che mi faceva molto ridere. Con cui passavo le notti a guardare film e a fare l'amore.
Con cui invitavamo tutti a casa nostra e si faceva festa.
Con cui avevo fatto delle scelte.
Lui era il mio uomo delle stelle, quello che sapeva il cinema, quello che faceva il cinema, quello giusto.

Poi 9 mesi dopo, no nessun figlio, nessun fiocco alla porta.
Alla porta una valigia.
La mia.

Che cosa era successo?
Non lo so.
Non sono bastati 8 anni di distanza, 2 di psicanalisi e diversi uomini sbagliati per capire cosa è successo a me e UDST.
Forse mi ero messa con lui come studentessa di Melville, nascondendomi dietro i suoi anni e crescendo all'ombra di un uomo che mi faceva sembrare giusto tutto quello che diceva.
Forse ora ero una donna che voleva camminare con le sue gambe e non pendere dalle labbra di nessuno.
Forse ci dovevamo incontrare "da grandi", quando eravamo già risolti. Almeno io.
Forse ero insopportabile.
Forse era troppo autarchico.
Forse ero immatura.
Forse dovevamo cambiare casa.
Forse c'è un unico grande motivo per cui le storie d'amore finiscono: finisce l'amore.
Ma se potessi tornare indietro, quella valigia non la rifarei.
Magari solo un beauty case per staccare due giorni e pensare un po'.



martedì 19 marzo 2013

19 marzo - Festa del papà

Oggi su facebook leggo molti messaggi di figli pentiti di non aver detto al loro padre quanto lo amassero e magari adesso è troppo tardi.
Cerchiamo di non correre questo rischio.
E' difficile dire a papà quanto lo si ami. E' più facile dirlo a mamma.
Chissà perché poi se li amiamo tutti e due. Boh.
Diciamo ti amo ad una miriade di imbecilli, magari solo per farli contenti, e poi non riusciamo a dirlo all'unico vero uomo della nostra vita. 
Quello che non ti lascia e non ti lascerà mai.
Quello che non se ne va sbattendo la porta.
Quello che non rimarca mai i tuoi difetti.
Quello che con i suoi silenzi ti rispetta.
Quello che ti chiede se hai mangiato.
Quello che se esci la sera ancora ti dice "Torna presto".
Quello che in fondo sarà sempre geloso di te.
Quello che sei la sua bambina anche se hai le rughe.
Quello che certe volte ti paga le bollette.
Quello che non c'ha pensato due volte ad accogliere te e tua figlia quando sei rimasta sola.
Quello che ti ha sempre detto che ha fiducia in te e che troverai un lavoro più bello di prima.
Quello che ... gliela spaccherebbe eccome la faccia, ma che non lo farà.
Quello che ti ha dimostrato che nella vita si può sempre ricominciare.
Quello che ti ha insegnato ad andare in bicicletta e avanti con dignità.
Quello che quando ti sei laureata ti ha ringraziato per avergli dato questa gioia.
Quello che mentre legge queste parole si commuove.
Quello che da piccola ti sembrava grande e da grande... a volte ti sembra un bambino.
Quello che senza di lui non ce l'avresti mai fatta.
Beh ecco, oggi ci sono due cose che voglio dire al mio papà.
La prima è ti amo e la seconda è grazie.

Tua figlia.



venerdì 15 marzo 2013

1993 L'uomo dei Sogni

Bello, alto, affascinante, intelligente, ottima dialettica, intraprendente, paziente, capace, sexy, ammaliatore...insomma un Figo della ....
Ci siamo conosciuti alle 2 di notte in una delle piazze più belle del mondo: piazza di Spagna.
Eravamo giovani: 19 io, 26 lui.
Eravamo bellisssssssimi.
Di quella bellezza fresca, pronta ad innamorarsi senza dire ancora, perché fin'ora l'amore era stato solo un elemento letterario, un sentito dire, una cosa aspirata ma che prova solo Candy per Terence, o Violetta o Anna Karenina.
Io ero insieme a due mie amiche piuttosto coatte che per privacy chiameremo coatta riccia e coatta liscia. Ero ancora nella fascia d'età in cui si tende ad una certa mancanza di raffinatezza.


Coatta riccia era piuttosto graziosa ma sembrava uscita da Amarcord, ovvero tettonissima, curvilinea e assolutamente bisognosa di una sala doppiaggio.
Coatta liscia era dolce e simpatica con un viso molto bello, alta, morbida e sempre sorridente.
E poi c'ero io, forse meno coatta, ma riccia, troppo troppo riccia e troppo appena diplomata.
Tuttavia, tutte e tre insieme eravamo belle, giovani, battutare e colorate.

Uscivamo dal Gilda che ai tempi era una discoteca molto famosa dove andavano tutti i vips.
Io mi sentivo un po' fuori luogo là dentro, ma ci passavo sopra a questo mio disagio e tentavo di fare del mio meglio per sembrare molto divertita. In realtà a me tutte le discoteche del mondo hanno sempre fatto una gran noia. Ci andavo per puro spirito di aggregazione, ma per dire, una volta mi sono addormentata all'Hyppodrome di Londra. E ho detto tutto.
Comunque noi non eravamo vips e neanche romane. Avevamo addosso la fascinazione di chi vive abbastanza vicino a Roma per non sentirsi troppo provinciale, ma anche abbastanza lontano da non poterla raggiungere ogni giorno e quindi di essere consapevoli di stare in provincia.

L'uomo dei sogni, che per brevità chiameremo UDS, ci fermò con altri due amici per regalarci degli ingressi free ad altre serate al Gilda.
Io appena lo vidi, lo amai.
Però ovviamente non gli rivolsi la parole, per quella dannata legge che la donna deve sempre dire e fare il contrario di quello che vorrebbe dire o fare.
Quindi lasciai parlare ahimè coatta riccia e sperai che UDS non si dileguasse nella notte per mancanza di doppiatori.
Poi ad un certo punto UDS che fino a quel momento mi aveva sapientemente ignorata, si voltò verso di me con degli occhi azzurri strepitosi e mi disse "Tu sei interessante ragazza" e io, sguardo da gran spolvero ma occhi a palla e marroni, risposi "Anche tu".

Siamo stati insieme 4 anni. Quattro bellissimi anni direi. La dolcezza infinita di quel primo grande amore rimane nel ricordo e negli odori, negli slanci, nel piacere di pensare che quei pomeriggi e quei tramonti potessero durare per sempre.
Un sacco di cosebelledamorire, amcisimpaticissimi, gite, serate al mare, vacanze in cui scrivi Ti AMO sui sassi di una spiaggia calabrese scomoda che rompe le ossa e i piedi ma che ti sembra una luna di miele su un atollo della Polinesia francese.

Miele, valanghe di miele, baci, amore, abbracci, cicci e pippi e poi un giorno ti svegli, (mi sveglio) e tutto quello che fino a quel momento ti sembrava perfetto, non lo vuoi più!
Tua madre intanto stava facendo i sacchetti all'uncinetto perché tutti, proprio tutti, erano convinti che un giorno tu e UDS così belli e così perfetti e così innamorati che propriotigiurononpuoicapire, vi sareste sposati.

Solo che tu, nel frattempo, eri cresciuta e l'adorante ragazzina di 19 anni di Piazza di Spagna che guardava UDS con incredula riverenza e ringraziava Dio per averle mandato subito subito l'uomo giusto (non conoscendo ancora bene la verità, tutta la verità su questa espressione UOMO GIUSTO), aveva investito nella sua formazione e la sua idea della vita e della coppia si era lasciata influenzare dagli esami di letteratura e da tutti quei film che il prof Spagnoletti le faceva vedere all'università al seminario sul cinema italiano dove si parlava quasi sempre d'amore e così ha visto e rivisto Divorzio all'Italiana, ha visto C'eravamo tanto amati, Io la conoscevo bene, Una Vita difficile, La grande Guerra, Una giornata Particolare e anche Pensavo Fosse Amore e Invece era un Calesse.

E proprio in questo film dove lui fa di tutto per rimettersi con lei, ad un certo punto si rende conto che non è stato un errore della fattucchiera che ha scambiato le ciocche di capelli, ma forse è lui che ha scambiato l'amore per altro e si chiede: E allora perché non la amo più?
Non lo so. Non lo amavo più.
UDS era diventato semplicemente AXXXXX........ (nome non inseribile per privacy)
Così, la notte che mi si chiarirono le idee, l'11 settembre del 1997, quando ancora l'11 settembre era un giorno normale ma comunque portatore di brutte notizie, lo chiamai e gli dissi: UDS io non ti voglio più sposare. E lui mi rispose di non preoccuparmi, che avrebbe saputo attendere.
E io ferocemente sincera insistetti: No, non è che non ti voglio solo sposare. Non ti voglio più. E' finita.

Poi avrei capito che la sincerità è una stronzata colossale. Ma chi ce lo chiede di essere così sinceri da spappolare la vita alle persone. E si che avevo studiato Pirandello e sapevo che le verità apparenti generano la realtà che si vuole. Insomma la storia del così è se vi pare, no?
Avrei potuto benissimo attaccarmi alla pausa di riflessione e prolungarla all'infinito come spesso fanno... gli uomini. Ma questo lo avrei appreso solo tanti anni dopo quando la legge del contrappasso si sarebbe abbattuta inesorabile su di me.
Allora la mia tendenza alla bugia era pari a quella di Berlusca per l'onestà: inesistente.
Così devastai il cuore dell'uomo dei sogni. Gli feci male.

Ci è voluto un po', ma poi è stato meglio.
Si è sposato con un'altra e ha avuto un figlio. Poi si è separato e ora credo abbia 10 ragazze per lui che posson bastare.
Ciao UDS e se stai leggendo questo post sappi che sei rimasto il più bello degli sciagurati che mi hanno incontrato!





martedì 12 marzo 2013

Cosa si fa quando nel giro di due mesi si perde uomo e lavoro?

Si apre un blog e ci si sfoga un po'.
Non ho intenzione di raccontarvi tutto per filo e per segno, ma vi racconterò tutto o quasi quello che mi passa per la testa.
L'idea è SCRIVERESEMPREQUELLOCHEMIPARE nel pieno delle mie facoltà mentali senza avere rispetto per nessuno.
Certo l'impatto è stato violento e la voglia di spaccare il muso a chi mi ha fatto tanto male è ancora molto forte.
Non l'ho ancora fatto e non lo farò.
L'uomo che amavo è diventato "il padre di mia figlia" e l'azienda a cui ho dato l'anima è diventata "l'anima de li mejo mortacci vostra!"
Mi spupazzo mia figlia. Mariasole. La mia fantastica Mariasole e ho deciso che questa è la mia grande occasione per fare la mamma.
Mi prendo un anno sabbatico! Fanculo la manager de sta minchia e il marketing della supercazzola!
Io sono la mamma di Mariasole e sono abbastanza simpatica e ironica per farla bene.
Il mio nuovo lavoro mi piace un sacco.
Se prendessi ste femministe del cavolo che ci hanno trasformato in uomini con le tette e con il cervello, le metterei al rogo come le streghe nel Medioevo.
Ma non vi potevate fare i cazzi vostri? Che io a girare il sugo e a fare le torte ci stavo benissimo.
Io, donna con la gonna come piace a Vecchioni, ci voglio essere a tutti i costi.
E tienietela tu la signorina Rambo, quella che fa il meeting perché lei è del ramo.
Adieux vomitevoli strateghi del marketing, fottetevi voi e le vostre parole d'aria fritta!
Vabbè. Adesso con un po' di calma, ci conosceremo meglio.
Non sono sempre così arrabbiata. A volte anche di più.


Speriamo che non sia come te



La mia è la storia di una donna che non ha sposato l'uomo che la voleva sposare, che ha lasciato l'uomo che ha costretto a sposarla, che non ha voluto l'uomo che l'amerà per sempre e che ha fatto una figlia con un Peter Pan che l'ha lasciata.
Mia figlia si chiama Mariasole, ha due anni e mi sta chiarendo le idee sul casino fatto finora.
È ovvio che ogni tanto sono triste come adesso.
Ma la maggior parte delle volte sono felice e mi piacciono molte cose.
Mi piace la gente, i libri e i film ma poi succede che inciampo nella tristezza e divento così :(
Mi vanno proprio gli angoli della bocca in giù.
A volte invece mi arrabbio.
Una delle cose che mi fa molto incazzare è che chiunque parli di mia figlia dice: speriamo che non sia proprio come la mamma, speriamo che sia più calma, oddio mi sembra che abbia il tuo carattere.
Embe'???? Che c'è di sbagliato? Che ho io che proprio non va?
Sono lunatica, meteoropatica, contro gli arroganti, contro l'ignoranza di cui usa il potere per terrorizzare, sono contro le bugie, le idiozie, i leccaculo, le signorine tutte tette, le magre di costituzione e le mancanze di rispetto a tutti i livelli e stadi e contesti e culture.
Sono irruente, sorridente, creativa, felice, triste, malinconica e bipolare.
Vivo momenti drammatici importanti e altri di enorme superficialità con la stessa inclinazione alla distruzione e alla ricostruzione tenendo sempre presente che la libertà è il segreto della vita.
Mentre il senso sono i bambini.
Mi sono sposata, separata, divorziata, accoppiata più volte, convissuta, litigata, appaciata, rilitigata, singolata, mammalata.
Mi sa che l'amore non è la mia materia. Fatta eccezione per la mia bambina, peppina peppina figlia dell'amore.
Nei prossimi giorni vi racconto com' è andata con l'uomo dei sogni, l'uomo delle stelle, tarzan e peter pan passando per una folla indistinta di nomi, promesse e parole.