venerdì 5 aprile 2013

1998 - L'uomo delle Stelle

Mi sono innamorato di te. Però è un problema mio.

La più bella dichiarazione d'amore che mi sia mai stata fatta. A farla fu l'uomo delle stelle, che per brevità non possiamo chiamare UDS perché se no si confonde con l'Uomo dei Sogni e allora lo chiameremo UDST.

Ho conosciuto UDST quando avevo 17 anni in un teatro parrocchiale. Io ero entrata a far parte di una compagnia amatoriale alla quale collaborava anche lui, cioè dava una mano a mettere in piedi uno spettacolo di Oscar Wilde.
Era simpatico, mi faceva molto ridere ma per me era grande e quindi lo guardavo col distacco con cui si guardano gli adulti: aveva ben 26 anni. Vecchio decisamente.
E infatti piaceva da morire alla mia amica Coatta Riccia che lo adorava in silenzio limitandosi ad ascoltarlo insensata e a rosicà delle "fortunate" che gli ronzavano intorno.
Io non mi spiegavo cosa attirasse quella moltitudine di femmine: non era assolutamente bello, anzi...bruttino direi, magrissimo tendente al rachitico. Si forse aveva qualcosa di Tim Burton e di Bob Geldof, ma ecco, non sono precisamente BredPit e GiorgCluney, che te devo dì?
Beh comunque era simpaticissimo e ogni volta che apriva bocca mi sganasciavo dalle risate. Oltre ad avere fascino, fascino da vendere. Le persone non lo ascoltavano, restavano imbambolate. Un leader carismatico ma non esibizionista, ogni cosa che diceva aveva terribilmente senso. Insomma un uomo di contenuti.
Ma per me era solo quello che piaceva a Coatta Riccia e che faceva spettacoli divertenti.
TUTTO QUA.
Passarono gli anni e continuavo a frequentare UDST tra feste e gite al mare con quella piccola compagnia che nel frattempo era diventata un gruppo di amici. Lui pomiciava con tutte le ragazze del gruppo stanziali ed erranti, a volte anche con Coatta Riccia rendendola felicissima.
Io alle feste mi ritrovavo sempre con lo stesso: il metallaro D., che non era il mio fidanzato, ma un diversivo per le feste e un fine conoscitore del cinema più palloso esistente.
Continuarono a passare gli anni e io incontrai UDS. Le mie frequentazioni del gruppo diminuirono e sicuramente terminanarono gli scambi cinefili col mettallaro D.

Una mattina dell'ottobre del 1997, dopo pochi giorni da quell'11 settembre che mi aveva separata per sempre (?) da UDS, presi il treno metropolitano Montertondo-RomaTiburtina e la mia vita cambiò di nuovo.

Sul treno incontrai UDST che  non vedevo da un po' di tempo e lui mi disse che mi trovava benissimo, che insomma ero cresciuta bene e che era felice di rivedermi e io trovai questa conversazione piena di complimenti, estremamente appagante. Figurati come dice la mia amica Marlene Barret, i complimenti sono la mia zona erogena preferita.
Dopo qualche giorno, tornai a casa e mia nonna, la mia adoratissima nonna, mi disse che aveva telefonato UDST e che mi doveva parlare di un film da girare.
Mah!
Lo richiamai e lui mi disse che, maguardailcasoperòguardaildestino, aveva in mente di girare un cortometraggio e che gli serviva proprio un'attrice mora con gli occhi grandi e i capelli lunghi.
Gli servivo io.
Dopo qualche giorno ero a casa sua a leggere copioni e a fare piani di lavorazione.

In quel periodo io studiavo cinema e tutto quello che riguardava il cinema aveva su di me un effetto ammaliatore. Mi appassionai subito al mondo di UDST pieno di film , titoloni, autori, libri e creatività.
In men che non si dica, diventò l'UOMO delle STELLE, appellativo liberamente tratto dal film di Tornatore.
Ci piaceva parlare di cinema, avevamo un grande feeling intellettuale, lui "era grande", sapeva un sacco di cose e con lui potevo parlare di tutto.
Era bello stare nella sua casa incasinata, piena di cartoni e prodotti scaduti, era un intellettuale che se ne fotteva di mangiare e riusciva a far scadere anche la nutella.
Era bello parlare fino alle 3 del mattino. Era bellissimo non avere sonno e non essere mai sazi di parole.


In quel momento stavo preparando l'esame di Letteratura Italiana 2 (ovvero seconda annualità), che con il vecchio caro ordinamento erano più o meno 56 libri.
NON E' UN NUMERO A CAZZO, ERANO PROPRIO 56 LIBRI  MIEI CARI STUDENTI DEL NUOVO ORDINAMENTO DI LAUREE DI PRIMO LIVELLO DE NA BENEAMATA CEPPA!
No, è che la riforma universitaria ancora non l'ho superata.
Vabbé comunque l'esame prevedeva anche un corso monografico sui traduttori italiani di scrittori americani e così io mi ritrovai a monologare per ore in una interminabile notte sui retaggi biblico-filosofici della ricerca del capodoglio da parte del capitano Achab in Moby Dick di Melville.
Chiunque altro si sarebbe sparato alla carotide.
Lui no. Lui ascoltava rapito dal mio racconto (forse fingeva, ma peccando di presunzione, credo di no).
Alla fine del monologo, mi disse: io sono innamorato di te, ma è un problema mio.

Siamo stati insieme 6 anni.
Siamo andati a vivere insieme. Abbiamo viaggiato e abbiamo molto riso.
Abbiamo fatto feste, girato cortometraggi.
Abbiamo litigato. Ci siamo lasciati.Ci siamo rimessi insieme 32 volte.Ci siamo traditi.
Io sono andata in Inghilterra.
Ci siamo lasciati di nuovo.
Io sono andata in America.
Ci siamo rimessi insieme.
Abbiamo pianto, ci siamo chiesti un figlio.
Ci siamo sposati.

Ero felice il giorno del nostro matrimonio. Non come è felice una sposa. Ma come sono felice io quando sono felice.
Ero felice di avere le persone attorno.
Ero felice di sposare lui. L'uomo che adoravo, che mi faceva molto ridere. Con cui passavo le notti a guardare film e a fare l'amore.
Con cui invitavamo tutti a casa nostra e si faceva festa.
Con cui avevo fatto delle scelte.
Lui era il mio uomo delle stelle, quello che sapeva il cinema, quello che faceva il cinema, quello giusto.

Poi 9 mesi dopo, no nessun figlio, nessun fiocco alla porta.
Alla porta una valigia.
La mia.

Che cosa era successo?
Non lo so.
Non sono bastati 8 anni di distanza, 2 di psicanalisi e diversi uomini sbagliati per capire cosa è successo a me e UDST.
Forse mi ero messa con lui come studentessa di Melville, nascondendomi dietro i suoi anni e crescendo all'ombra di un uomo che mi faceva sembrare giusto tutto quello che diceva.
Forse ora ero una donna che voleva camminare con le sue gambe e non pendere dalle labbra di nessuno.
Forse ci dovevamo incontrare "da grandi", quando eravamo già risolti. Almeno io.
Forse ero insopportabile.
Forse era troppo autarchico.
Forse ero immatura.
Forse dovevamo cambiare casa.
Forse c'è un unico grande motivo per cui le storie d'amore finiscono: finisce l'amore.
Ma se potessi tornare indietro, quella valigia non la rifarei.
Magari solo un beauty case per staccare due giorni e pensare un po'.



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